Anche oggi ricevo sul mio account Whatsapp il seguente messaggio:
“Sabato mattina whatsapp diventerà a pagamento se hai almeno dieci contatti manda questo messaggio a loro. Così risulterà che sei un utilizzatore assiduo il tuo logo diventerà blu e resterà gratuito. (ne hanno parlato al tg). Whatsapp costerà 0,01€ al messaggio. Mandalo a dieci persone. Salve siamo Andy e Jonh i direttori di watsapp. Qualche mese fà vi abbiamo avvertito che da quest’ estate watsapp non sarebbe stato più gratuito; noi facciamo sempre ciò che diciamo, infatti, le comunchiamo che da oggi watsapp avrá il costo di 1 euro al mese. Se vuole continuare ad utilizzare il vostro accaunt gratuitamente invi questo messaggio a 20 contatti nella sua rubrica, se lo farà, vi arriverá un sms dal numero: 123#57 e vi comuncheranno che watsapp per LEI è gratis!!! GRAZIE…. e se non ci credete controllate voi stessi sul nostro sito ( www.watsapp.com). ARRIVEDERCI. Quando lo farai la luce diventerà blu. (se nn lo manderai l’agenzia di whatsapp ti attiverà il costo ).”
Avviso subito, come è ovvio che sia, che si tratta di una bufala bella e buona e l’unico risultato che potrete ottenere inviando, come richiesto, il messaggio a 20 contatti della vostra rubrica, è quello di fare la figura degli stupidi. Un messaggio analogo era già iniziato a circolare con insistenza lo scorso febbraio ed ebbi modo di scrivere anche su quello un articolo su Whatsapp a pagamento. Quello di oggi è per di più quasi “intimidatorio” con quella frasetta del tipo “noi facciamo sempre ciò che diciamo” …
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Già in un mio post precedente ho descritto come sia importante impostare correttamente un record SPF associato al dominio di posta per evitare (o ridurre) il rischio di vedere la propria posta elettronica in uscita categorizzata come SPAM dai filtri automatici a protezione delle mailbox dei destinatari.
In questo nuovo articolo estendiamo l’analisi del problema per tutti coloro che, gestendo direttamente un dominio proprio, utilizzano anche il BlackBerry per la propria posta in mobilità. E’ noto che per ricevere/inviare posta dal proprio telefonino BlackBerry sia necessario attivare uno di questi due servizi:
La distinzione di questi due servizi non è solo importante per le caratteristiche differenti (BIS sincronizza solo la posta mentre con BES si sincronizza tutto – email, contatti, task, memo ecc), ma anche per il modo in cui la posta in uscita dal nostro telefonino viene recapitata. Infatti mentre gli utenti BES utilizzano come trasporto SMTP quello aziendale ovvero il medesimo che utilizza il normale client di posta del computer di rete, quelli invece che hanno la posta BB configurata in modalità BIS inviano i messaggi utilizzando i server Blackberry.
Pertanto, per questa seconda categoria di utenze, è necessario che il gestore del dominio di posta si occupi di integrare all’interno del record SPF anche le informazioni relative ai server BlackBerry che il telefonino usa per inviare. A questo proposito Research In Motion ha approntato diversi puntamenti che definisicono il range di server SMTP che possono essere utilizzati dai telefonini.
Per gli utenti Europei è necessario integrare il record SPF con la seguente direttiva :
include:srs.bis.eu.blackberry.com
In questo modo un esempio di record SPF può essere il seguente :
"v=spf1 a mx include:srs.bis.eu.blackberry.com -all"
Questa notazione significa : considera attendibili tutte le mail associate al dominio che hanno come indirizzi IP di mittenza un qualsiasi record A associato al dominio, oppure che provengano da un server di posta autoritativo per il dominio o, ancora, che siano state inviate da un server BlackBerry europeo.
12 Mag
Posted by: Andrea Lanfranchi in: Mondo IT
Sappiamo tutti quanto stia diventando intrusiva la pubblicità che troviamo inserita a forza nelle pagine dei siti internet durante la normale navigazione. Ma se il singolo utente la considera più una seccatura (alla stregua della pubblicità che interrompe il programma televisivo preferito), per gli amministratori di rete diventa anche un problema tecnico: le pagine richieste dagli utenti della rete, con le loro continue inclusioni di banner, script ed immagini di varia natura, succhiano banda riducendo, per tutti, le risorse disponibili. Senza contare che, in genere, gli utenti, sapendo di essere protetti da un gateway aziendale, cliccano qua e là senza curarsi troppo della sicurezza e della miriade di informazioni di profilazione che vengono raccolte. Insomma, attivare una linea di difesa contro l’intrusione della pubblicità, aumenta non solo la sicurezza ma anche la velocità complessiva di navigazione.
Intendiamoci : non mi ritengo un integralista che ha deciso di abbattere il modello di revenue più diffuso sul web e, parimenti, sono convinto del fatto che per molte iniziative sia forse l’unico modello di sostentamento possibile. Ma certamente alcuni siti esagerano davvero esprimendo contenuti originali che, in rapporto alla pubblicità, stanno a 10Kb contro 200Kb o più. Animazioni, spesso ridondanti, pop-up automatici, immagini a tutto schermo ecc.
Esistono diversi motivi per approcciare la soluzione del problema: da quelli squisitamente personali (un esempio ne è l’eccellente AdBlock Plus per Mozilla Firefox) fino a sistemi di protezione a livello di gateway aziendale.
In questo articolo vedremo come configurare SQUID in modo che possa validamente aiutarci in questo scopo. Alla data di scrittura di questo documento ci occuperemo di come configurare Squid 2.6 su una distribuzione CentOS 5.4 (ovviamente do per scontato che già tutti i client della vostra rete possano navigare solo per il tramite del proxy).
Probabilmente già molti di voi sono a conoscenza del fatto che tra le moltissime direttive offerte dal file di configurazione di Squid è possibile impostare delle ACL (Access Control List) che, con opportuni filtri basati su espressioni regolari, ci consentono di creare dei divieti (deny) allo scaricamento di contenuti provenienti da specifici indirizzi (URL). Il rovescio della medaglia di questa tecnica è che, una volta individuate le origini dei contenuti da bloccare, chi naviga può vedersi comporre delle pagine con diversi riquadri che riportano informazioni di errore. Ed ecco che entra in gioco una eccellente caratteristica di Squid: la caratteristica di redirection delle richeste.
La redirection (o rewrite se preferite) utilizza uno script che dice a Squid di tenere d’occhio degli specifici indirizzi (URL) nelle richieste che riceve (per esempio ad.doubleclick.com). Quando un browser della rete inoltra una richiesta con questo URL a Squid, lo script reindirizza la richiesta ad un file locale, come ad esempio una immagine gif che contiene solo un pixel trasparente. E siccome questa richiesta in realtà non esce mai dalla rete locale, l’intera navigazione risulterà estremamente veloce oltre all’indubbio beneficio dato dal fatto che là dove ci si aspetta di trovare un bel banner animato, non vedremo (o meglio, gli utenti non vedranno) assolutamente nulla.
Ma come fare tutto questo ? E’ molto semplice … avete bisogno di tre cose :
Ecco come procedere all’installazione :
mkdir ~/squid.redir [Enter]
wget http://taz.net.au/block/squid-redir.tar.gz [Enter]
tar -xzvf squid.redir.tar.gz [Enter]
closeme.html, do_nothing.js, dot.gif, gen.squid.redir, Makefile, README, redir
rm -f gen.squid.redir [Enter]
wget http://www.an-lan.it/upload/gen.squid.redir [Enter]
cp Makefile /usr/lib/squid
cp gen.squid.redir /usr/lib/squid
cp redir /usr/lib/squid
In pratica funziona così: squid riceve una richiesta da un browser della rete, passa la richiesta al programma di reindirizzamento che stiamo preparando, e quest’ultimo lo confronta con le espressioni regolari inserite. Se trova una corrispondenza ritornerà a squid l’URL “corretto” in modo che non venga inviata una richiesta ad internet ma solo una richiesta al web server per recuperare il file “fantasma”.
url_rewrite_program /usr/lib/squid/squid.redir
Okay … ora provate a navigare utilizzando il vostro squid come proxy. Probabilmente non vi accorgerete di nessuna variazione nelle pagine web visitate. E’ molto probabile: infatti le regular expressions fornite come standard in questo redirector sono piuttosto obsolete e riferite in massima parte a procedure di advertising di server americani. Vi servirà un po’ di analisi del file access.log di squid per capire cosa dovete reindirizzare.
Un aiuto ? Bene … supponiamo di NON voler mai far scaricare ai browser dei nostri utenti di rete dei javascript che abbiamo individuato provenire sempre da http://www.qualcuno.com/scripts/pippo.js . Come fare ? Semplice :