Ieri sera, Lunedì 03.02.2014, ho assistito alla trasmissione Presa Diretta sulla nuova degenerazione della finanza bancaria. Il titolo, nemmeno a farlo apposta, era “BancaRotta”.
Per chi fosse interessato l’intera puntata è visibile sul sito Rai.
Volutamente non entro nel merito della discussione, altamente tecnica, sulla riemersione della pessima abitudine al derivato, al totale scollamento tra valori di mercato e valori economici, alla perversa concezione del too-big-to-fail. Tutti argomenti ampiamente trattati con dovizia di particolari ed in modo, a mio avviso, impeccabile.
Quello che, sempre a mio avviso, è stato trascurato è il malato rapporto funzionale tra Stati sovrani e Banche. Queste ultime, istituti di diritto privato, sono, alla luce delle nuove norme contro l’evasione fiscale, diventate di fatto una estensione dello Stato (specialmente quello italiano) che, per il loro tramite, impone una lente di ingrandimento sulle sostanze dei cittadini, del loro modo di spendere e di gestire il proprio denaro. Una imposizione anche, secondo me, volta ad obbligare i cittadini a mantenere quanta più liquidità possibile nelle casse delle Banche che, come ringraziamento utilizzano le risorse della raccolta allo scopo di acquistare Titoli di Stato. E’ un circolo vizioso nel quale il cittadino viene comunque spremuto per tenere in piedi un assurdo carrozzone di carte e di sprechi, viene vessato da imposizioni continue e, come è inevitabile, verrà chiamato a sostenere con le proprie tasse il risanamento di Istituti di Credito che sperperano denaro pubblico senza ritegno. Lo Stato senza Banche non può esistere.